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Dalle donne dell’Aquasanta al ritorno di Sandra Rizza a Una marina di libri, c’è Palermo al centro del mondo del libro

Blog Tra chi è adottata, Francesca Maccani (che è anche libro copertina) e chi emigra, vedi l'antologia "Giallo siciliano" di Delos Digital con 15 siculi che non vivono tutti nella amata terra; dalle giornaliste Eliana Camaioni di Messina Today alla panormita, Sandra Rizza, al ritorno di un mostro sacro quale Tea Ranno, ancora una volta l'Italia letteraria è benedetta dalla Sicilia

Tra chi è adottata, Francesca Maccani (che è anche libro copertina) e chi emigra, vedi l’antologia “Giallo siciliano” di Delos Digital con 15 siculi che non vivono tutti nella amata terra; dalle giornaliste Eliana Camaioni di Messina Today alla panormita, Sandra Rizza, al ritorno di un mostro sacro quale Tea Ranno, ancora una volta l’Italia letteraria è benedetta dalla Sicilia. In controcopertina l’inedito postumo del caro Vitaliano Trevisan, scomparso improvvisamente lo scorso gennaio, lasciando un vuoto devastante nella cultura! Tornano con nuove indagini Paolo Regina per Sem – Società Editrice Milanese e Piergiorgio Pulixi per Nero Rizzoli. Stupore ed esperimento grazie a Massimo Roscia, che dal cilindro tira fuori, per Sonzogno, Compiti delle vacanze per amanti dei libri. Altre eccellenze della settimana le propongono Arkadia, Longanesi, Feltrinelli, NN Editore, La nave di Teseo, Tunué, Ianieri, Marietti 1820 e due titoli per l’immancabile il Saggiatore. E’ una settimana molto bella che si corona con “Una marina di Libri“, il festival letterario della Sicilia Occidentale che si terrà dal 9 al 12 giugno a Palermo al Parco della Filippina.

Le uscite di martedì 7 giugno

Paolo Regina, Promemoria per il diavolo, Sem

In una Ferrara stretta nella morsa di un inverno particolarmente rigido, quattro noti esponenti della ricca borghesia locale vengono trucidati, l’uno dopo l’altro, con modalità efferate. Accanto a ciascun cadavere l’assassino lascia una sorta di “firma”, oggetti apparentemente ordinari, ma dal misterioso valore simbolico: alcune vecchie monete in lire, uno specchio rotto, sterco d’asina e il cuore di un coniglio. Un sottile filo rosso-sangue difficile da decifrare. Dell’indagine viene incaricata una vice questora dal nome straniero, Uta Keller, fredda come quell’inverno e altrettanto pungente. Anche Gaetano De Nittis, brillante capitano della Guardia di Finanza, solitario, anarcoide e amante del blues, è coinvolto nell’inchiesta, di supporto alla poliziotta. E sarà proprio grazie all’umanità e all’intuito del finanziere che si arriverà all’inaspettata soluzione. Un noir appassionante che è anche un lungo e tortuoso viaggio nella mente di un serial killer e nei segreti di una città di provincia apparentemente placida e innocua, che darà al lettore l’occasione per scoprire che, a volte, ciò che sembra follia è solo la somma di infinite ingiustizie. Nella sua ultima indagine il capitano De Nittis va ancora più a fondo nell’animo dei “diversi”, rivelando una rara capacità di ascolto e di comprensione anche della parte oscura dell’uomo, senza mai abdicare alla necessità di giustizia e di verità.

AA.VV., Giallo Siciliano, Odissea Digital

Quindici autori, tutti siciliani doc, in questa antologia danno vita a quindici racconti gialli ambientati tra i faraglioni di Aci Trezza e la Siracusa di Cicerone, tra il barocco della Val di Noto e il Cassaro di Palermo, tra il mar delle Eolie e i calanchi gessosi del Platani, tra il “Bellini” di Catania e le vanedde dei paesini, tra le anse dell’Anapo e la Valle di Pantalica, per raccontare una terra solare e complicatissima, la Sicilia, e per raccontarsi. Un viaggio alla scoperta dei profumi più penetranti dell’isola, tra luoghi noti e meno noti, accompagnati da personaggi di carta che si vorrebbe conoscere davvero, fosse solo per gustare un rosolio al ficodindia o vedere il mare di Polifemo incendiarsi al tramonto, tra barche tirate a secco e rezze abbandonate sulla rena infuocata.

Dal profilo facebook di Gaudenzio Schillaci, uno degli autori: “Spoiler: avete letto il mio primo romanzo, “La felicità si racconta sempre male”? Vi ricordate di quel bastardo venuto dal sud che risponde al nome di Commissario Davide Bovio? Lo ritroverete qui, alle prese con la morte di un giornalista sportivo. E chissà che farà questa volta, che le indagini lo porteranno a Misterbianco… Altro spoiler: vi ricordate di quell’estate in cui Zeman pareva vicino alla panchina del Calcio Catania? Ultimo spoiler: al protagonista di questa storia, il giornalista Arturo Riccardi, piacciono un sacco le ragazze più giovani di lui. Una, in particolare. Scoprite se riuscirà a portarsela a letto, solo su Giallo Siciliano!”

Ilaria Tuti, Come vento cucito alla terra, Longanesi

Londra, settembre 1914: «Le mie mani non tremano mai. Sono una chirurga, ma alle donne non è consentito operare. Men che meno a me: madre ma non moglie, sono di origine italiana e pago anche il prezzo dell’indecisione della mia terra natia in questa guerra che già miete vite su vite. Quando una notte ricevo una visita inattesa, comprendo di non rispondere soltanto a me stessa. Il destino di mia figlia, e forse delle ambizioni di tante altre donne, dipende anche da me. Flora e Louisa sono medici, e più di chiunque altro hanno il coraggio e l’immaginazione necessari per spingere il sogno di emancipazione e uguaglianza oltre ogni confine. L’invito che mi rivolgono è un sortilegio, e come tutti i sortilegi è fatto anche d’ombra. Partire con loro per aprire a Parigi il primo ospedale di guerra interamente gestito da donne è un’impresa folle e necessaria. È per me un’autentica trasformazione, ma ogni trasformazione porta con sé almeno un tradimento. Di noi stessi, di chi ci ama, di cosa siamo chiamati a essere. A Parigi, lontana dalla mia bambina, osteggiata dal senso comune, spesso respinta con diffidenza dagli stessi soldati che mi impegno a curare, guardo di nuovo le mie mani. Non tremano, ma io, dentro di me, sono vento.»
Questa è la storia dimenticata delle prime donne chirurgo, una manciata di pioniere a cui era preclusa la pratica in sala operatoria, che decisero di aprire in Francia un ospedale di guerra completamente gestito da loro. Ma è anche la storia dei soldati feriti e rimasti invalidi, che varcarono la soglia di quel mondo femminile convinti di non avere speranza e invece vi trovarono un’occasione di riabilitazione e riscatto. Ci sono vicende incredibili, rimaste nascoste nelle pieghe del tempo. Sono soprattutto storie di donne. Ilaria Tuti riporta alla luce la straordinaria ed epica impresa di due di loro.

Piergiorgio Pulixi, La settima luna, Rizzoli

Il passato ti ha trovato, vicequestore Vito Strega. Ma tu non voltarti. La notizia è di quelle che richiedono un brindisi speciale. Su una terrazza incastonata nel Supramonte, in uno degli hotel più incantevoli della Sardegna, il vicequestore Vito Strega sta festeggiando la nascita della nuova unità investigativa sui crimini seriali. Con lui ci sono le inseparabili ispettrici Eva Croce e Mara Rais. Finalmente tutto sembra andare per il verso giusto. Ma una telefonata li riporta alla realtà e i tre devono salutare il cielo terso e il sole dell’isola. Nelle terre paludose del Parco del Ticino è stato ritrovato il corpo di una ragazza. Quando l’ispettrice Clara Pontecorvo arriva sul posto, stenta a credere ai propri occhi: la vittima ha le mani legate dietro la schiena e indossa una maschera bovina. Mancava solo questo per Clara, che ha già un grosso problema: è alta 1,98, non trova mai dei vestiti adatti a lei. Tantomeno un uomo. L’istinto le dice che quella scena del crimine potrebbe essere la riproduzione di un altro delitto avvenuto anni prima in Sardegna. E nessuno, meglio di Strega, Rais e Croce, conosce quel caso, che aleggia ancora nelle loro vite come un’ossessione. Ora a piede libero c’è un emulatore, che vuole i riflettori puntati su di sé… I poliziotti dovranno essere più uniti che mai, e Vito Strega, per la prima volta così vulnerabile, si troverà a fare i conti con il proprio passato. Piergiorgio Pulixi, in un romanzo dal passo ritmato di danza, si addentra nei meandri oscuri dell’umano e interroga l’essenza più intima di una terra impenetrabile. Dall’inizio alla fine, una domanda, come un tarlo, accompagna Strega e noi lettori: sono i poliziotti a dare la caccia al killer o è lui a dare la caccia a loro?

Maylis De Kerangal, Canoe, Feltrinelli

Le voci ci guidano, ci confortano, sono onnipresenti, le voci sono tutto, provate a chiudere gli occhi e a concentrarvi e ve ne accorgerete. Come agili canoe dei grandi laghi, le voci delle donne che attraversano questi otto racconti di Maylis de Kerangal compongono un originalissimo romanzo della voce umana. François Busnel de “La grande libraire”: «”Canoe” è un romanzo che ho divorato e che non riesco a dimenticare. Un romanzo a pezzi intorno alla voce e a ciò che suggerisce, alla fragilità e a ciò che ne facciamo, alla libertà di quelle vite a cui a volte bisogna adeguarsi». Maylis de Kerangal: «Ho concepito Canoe come un romanzo in otto atti: al centro Mustang, romanzo breve, e intorno, come satelliti, sette racconti. Tutti si parlano, tutti sono collegati tra loro, e partono dallo stesso desiderio: sondare la natura della voce umana. Ho voluto intercettare una frequenza, cogliere un soffio, tenere una nota nel corso di tutto un libro dedicato a una tribù di donne. Donne di tutte le età, solitarie, sognatrici, volubili, ossessionate, o marginali. Sono loro che occupano tutto lo spazio. Soprattutto ho voluto andare in cerca della mia voce tra le loro, farla sentire nel modo migliore, trovare un “io” più vicino».

Tea Ranno, Gioia mia, Mondadori

La scrittrice di Melilli ci regala un altro viaggio – pieno di saliscendi impetuosi e approdi inaspettati – nella sua, ormai celebre, terra d’amurusanza, quel posto meraviglioso e assolato in cui le pietre perse si trasformano in castelli, i ricordi si riparano con ago, filo e gentilezza, e le amicizie femminili salvano la vita: “Ah, gioia mia, gioia mia, dove sei che ti chiamo e non rispondi?”.

In cima a una collina che guarda l’Etna da un lato e il mare dall’altro, sorge una masseria circondata da uno spicchio di paradiso: terrazzamenti carichi di ulivi, fichi e pruni, orti traboccanti di erbe e prati fioriti a perdita d’occhio. Questa tenuta magnifica è frutto del sudore e della tenacia di Luisa Russo, che si è intestardita a trasformare le “quattro pietre perse” che le ha regalato suo marito in un castello. Anzi, in una castidda, perché quella terra è femmina, su questo Luisa non ha dubbi. Femmina e frutto dell’amicizia tra femmine, perché se la Castidda esiste è grazie al successo del ristorante che ha aperto insieme ad Agata, Lisabetta, Violante, Lucietta e le altre amiche sue, conosciuto in tutta la Sicilia per i piatti deliziosi e l’atmosferaamurusa. Tutta questa intraprendenza femminile dà parecchio sui nervi a suo marito Carmine, che la Castidda non può nemmeno sentirla nominare. Gli speculatori edilizi, invece, non riescono a staccarle gli occhi di dosso: il più agguerrito, presidente di una società assai poco limpida, ci vede già un albergo di stralusso, e per aggiudicarsela farebbe letteralmente carte false. Alle sue prepotenze mafiose Luisa resiste per mesi, finché, dopo l’ennesimo colpo basso, qualcosa le si rompe in petto: un sussulto, una vertigine, e in un attimo è a terra, rigida come una pupa di legno. La corsa in ospedale, la rianimazione, le prime notizie incerte: Luisa è salva, è stabile, ma, per il momento, dorme. E mentre Carmine in sua assenza cerca di sbarazzarsi della Castidda e le amiche, per impedirglielo, la occupano come un fortino, mentre il figlio Giulio e il dottor Giona vegliano su di lei, Luisa continua a dormire. E, dormendo, va indietro nel tempo e ripesca brandelli di vita che la memoria aveva cancellato: certe giornate felici d’infanzia con quel nonno che la chiamava “gioia mia”, il buco che la sua morte le ha scavato nel cuore, quello strano gelo addosso il giorno del matrimonio con Carmine… Fino a che da quel mare di scordanza viene a galla il ricordo riposto più a fondo, la ferita che brucia di più. Tea Ranno ci regala un altro viaggio – pieno di saliscendi impetuosi e approdi inaspettati – nella sua, ormai celebre, terra d’amurusanza, quel posto meraviglioso e assolato in cui le pietre perse si trasformano in castelli, i ricordi si riparano con ago, filo e gentilezza, e le amicizie femminili salvano la vita.

Libro copertina “Le donne dell’Acquasanta. Una storia palermitana” di Francesca Maccani, Rizzoli

Un’amicizia più forte di tutto. Un amore contro ogni regola. Una lotta per le donne. Palermo, 1897. Lavorano in coppia, in sincrono perfetto, Franca e Rosa: le dita sottili ed esperte arrotolano foglie di tabacco da mattina a sera. Amiche da sempre, le due ragazze sono cresciute insieme in un borgo di pescatori spalmato ai lembi della città, accanto alla Manifattura Tabacchi dell’Acquasanta. Diverse come il sole e la luna, impetuosa Franca e timida Rosa, respirano tutto il giorno l’aria greve della fabbrica, sotto lo sguardo predatorio dei padroni. Anche fuori da lì, il mondo delle sigaraie è governato dagli uomini – mariti, padri, fratelli: il lusso delle ville del centro lo possono solo sognare, e se lo conoscono, è perché si sono vendute ai signori che le abitano per arrotondare la misera paga da tabacchine. Perderla è impensabile, e per questo le madri sono costrette a tenersi i figli neonati legati dietro la schiena, mentre faticano chine sui sigari. Ma all’ennesimo sopruso, Franca decide che è ora di alzare la testa e lottare per un diritto che alle femmine sembra negato: la dignità. Così, insieme a Rosa e Salvo, un sindacalista che ha il suo stesso spirito indomito e appassionato, combatterà per aprire un baliatico all’interno della Manifattura, uno dei primi asili per i figli delle lavoranti in una fabbrica nel Regno. E scoprirà il prezzo da pagare per difendere le proprie idee e il proprio amore. Una storia vera, di riscatto e amicizia, che illumina una battaglia pionieristica e ancora sconosciuta, sullo sfondo di una Palermo che non finisce mai di incantarci.

Eliana Camaioni, Nessun dorma, Algra Editore

Un testamento, due ex compagni di liceo, tre date e un terremoto catastrofico in arrivo, che minaccia la città dello Stretto. E solo dieci giorni per evitare l’irreparabile. Tutto ha inizio quando Alianna Braschi, archeologa e direttrice del Museo di Messina, viene designata fra gli eredi di tale cavalier Alfonso Ricciardi, a lei sconosciuto, assieme a Marco Stagnoli, sua ex fiamma al liceo, ora professore di fisica ad Harvard. Ma sin dall’apertura della busta, l’eredità apparirà più complessa di un semplice lascito: Ricciardi affida a lei e Stagnoli il completamento con urgenza dei suoi studi, la cui chiave sta tutto in un testo lacunoso chiuso a Venezia in una cassetta di sicurezza. Studi misteriosi tanto quanto la sua morte, sulla quale viene chiesto ai protagonisti di far luce. Da quel momento il ritmo sarà serrato: dagli studi di Alfonso (il cui segreto è tutto in una preghiera antica, trascrizione dei geroglifici incisi su due steli di granito) emergerà l’imminenza di un terremoto catastrofico, che “in un sol modo e in un sol luogo i nubendi sacri potranno fermare”. Ambientato fra Venezia e Messina (fra i palazzi della Laguna e le ville di Capo Peloro, passando per la scultura esoterica di Montorsoli, le epigrafi di Maurolico e il governo ombra della Società dei Cavalieri del Sirio d’Orione) Marco Stagnoli e Alianna Braschi ormai quarantenni, non più coppia d’acciaio, saranno costretti unire le forze, ‘perché è solo assieme che voi due risolverete l’enigma’ (così dirà loro il notaio), perché il tempo a disposizione è poco e troppe cose – rancori, sentimenti inesplosi, vecchie fiamme- si frappongono fra i due studiosi pasticcioni, rendendo impossibile un lavoro di squadra. La narrazione a due voci, che si alterneranno per tutto il romanzo, consegna al lettore i due mondi paralleli di Marco e Alianna, mettendolo a parte anche delle verità che reciprocamente i due protagonisti si nascondono: la complicità istintiva di Alianna e Roberto, che più volte si incontreranno all’insaputa di Marco; i trascorsi sessuali di Marco e Cristina Ida, gli studi esoterico-iniziatici di Marco, e i suoi inconfessabili intrecci con la vita di Alfonso Ricciardi. Con conseguenze imprevedibili, e più di un colpo di scena finale.

Woody Allen, Zero gravity, La nave di Teseo

Dopo il successo dell’autobiografia “A proposito di niente”, ritorna dopo quindici anni il più classico Woody Allen con una nuova raccolta di racconti umoristici, uscita in contemporanea con gli Stati Uniti. Woody Allen è tornato. Che scriva di attori falliti o di mucche assassine, dell’origine del pollo del generale Tso o di quella del nodo Windsor; che descriva la vita sessuale delle celebrità o il talento di un cavallo che dipinge, ognuno di questi racconti è spiazzante, acuto e, soprattutto, spassoso. Tra galline annoiate, riunioni del Club degli Esploratori, la vita imprevedibile di Manhattan e il lusso illusorio di Hollywood, un libro che prosegue dopo quindici anni la straordinaria vena di narratore puro del regista premio Oscar. “Zero Gravity” dimostra tutta la serietà dello straordinario umorismo di Woody Allen. Dalla prefazione di Daphne Merkin: “Allen non ha perso un briciolo della sua abilità nel divertirci. In questi tempi, uno dei pochi rimedi affidabili alla cupezza e alla disperazione che ci è rimasto è l’umorismo. In tutte le sue varianti, da quelle più raffinate a quelle più scurrili, ci ricorda che nella vita non c’è solo l’orrore. Mai, come ora, è importante far scendere in pista i clown. Allora, signore e signori, ecco a voi Woody Allen”.

Massimo Roscia, Compiti delle vacanze per amanti dei libri, Sonzogno

Cento esercizi, domande e quiz tutti diversi, con cinque livelli di difficoltà, per giocare soli o in compagnia e mettere alla prova la conoscenza della letteratura. Alla fine, un test di valutazione per capire se si è più simili a Franti o al sommo Dante. Una sfida intelligente e divertente per ripassare i libri che si sono amati e scoprirne di nuovi.
Maestri, amanti, confidenti, compagni di viaggio, amici. I libri sono questo e tanto altro ancora: ci aiutano a conoscere, scoprire, evadere, sognare, creare legami, consolarci, porci domande e trovare risposte. Sono uno specchio, una chiave, una festa, una testimonianza, una passione e spesso un passatempo. Ed è per questo che Massimo Roscia ha pensato di giocare con i libri e sui libri, sfidando gli amanti – veri o presunti – della lettura. Ai bibliofili incalliti propone un quaderno che si ispira ai manuali scolastici per le vacanze, con cento esercizi tra indovinelli, anagrammi, testi cifrati, sciarade, cruciverba e tante, tantissime domande, a difficoltà crescente, che spaziano dai grandi classici alla letteratura contemporanea, dal vecchio al nuovo mondo e oltre. E poi curiosità, aneddoti, enigmi misteriosi. Nessun premio in palio, nessun promosso o bocciato, solo un’occasione per saggiare le proprie conoscenze e mettersi in gioco, da soli o in compagnia di familiari e amici. Insomma, un modo originale e divertente per trascorrere qualche ora, tenere allenata la mente e, al tempo stesso, rinfrescare la memoria; un modo diverso per nutrirsi e divertirsi. Perché, proprio come disse Cicerone, i libri sono l’alimento della giovinezza e la gioia della vecchiaia. O fu Giovenale a dirlo?

L’autore

Massimo Roscia (Roma, 1970) è insegnante di comunicazione, editing, letteratura gastronomica e marketing territoriale. Autore di romanzi e saggi, ha esordito nel 2006
con Uno strano morso. Ovvero sulla fagoterapia e altre ossessioni per il cibo. Tra i suoi libri si ricordano: “La strage dei congiuntivi” (2014), “Di grammatica non si muore” (2016), “Peste e corna” (2018) e “Il dannato caso del Signor Emme” (2020).

Le uscite di giovedì 9 giugno

Chiara Marchelli, Madre Terra, NN Editore

Era stato il collo. La curva che fa il collo sotto la gola: una conca morbida, che ha voluto subito toccare. Ha imparato che la bellezza sta in pochissimi posti,
quasi tutti preclusi a gente come lei, ma vedendo quella curva aveva capito cosa significa avere il diritto a qualcosa

In una Volterra che si risveglia dopo mesi di silenzio, Mirela Dragan scompare. Rumena di origine rom, segnata da un trauma del passato, si era trasferita nella cittadina insieme al figlio Yanko, ragazzo inquieto e ribelle. Mazzino Taddei, il marito, rivela al luogotenente Maurizio Nardi che Mirela non è mai riuscita a integrarsi nella comunità: troppo affascinante, troppo fuori dagli schemi, troppo diversa. Così, quando il suo corpo viene ritrovato, ustionato e semisepolto, Nardi ha davanti a sé una serie di possibili colpevoli: lo stesso Taddei, un gruppo di devote fanatiche e perfino il parroco don Pasquale, uomo magnetico e intelligente, originario del Congo. Ma all’improvviso, un ragazzo amico di Yanko si suicida, imprimendo una svolta inquietante al corso delle indagini.
Dopo Redenzione, Chiara Marchelli torna a raccontare gli aspetti più profondi della femminilità: il desiderio che rifiuta ogni imposizione, la fame di vivere senza controlli e senza ruoli. E insieme a Maurizio Nardi, uomo riflessivo e ferito dalla vita, porta alla luce le contraddizioni di una comunità fatta di persone ordinarie, dove il male è il pregiudizio che si fa legge e il bene è una scintilla d’amore, un fuoco da spegnere a tutti i costi. Questo libro è per la danza selvaggia della libertà, che avvolge il corpo e si sprigiona come luce dall’anima.

L’autrice

Chiara Marchelli è nata ad Aosta e si è laureata in Lingue Orientali a Venezia. È autrice di romanzi, una raccolta di racconti e un saggio su New York, la città dove vive. Insegna Letteratura Contemporanea, Traduzione e Italiano alla New York University e Scrittura alla Scuola Holden. Con Le notti blu (Giulio Perrone Editore 2017) è entrata nella dozzina finalista del Premio Strega. NNE ha pubblicato anche La memoria della cenere (2019) e Redenzione (2020).

Emily Carrol, Boschi, Tunué

Il terrificante mondo dei boschi attraverso storie di inquietante bellezza. Dal 9 giugno arriva in libreria per Tunué Nei boschidi Emily Carrol. Una raccolta di cinque racconti a fumetti premiataagli Ignatz Awards 2014che accompagnano il lettore in un viaggio dentro e fuori l’oscurità degli abissi.Favole che finiscono male, oscuri segreti, racconti di persecuzioni e bugienarrati e disegnati magistralmente che aspettano solo il lettore ignaro per conquistarlo e terrorizzarlo. Storie che sono metafora del pericolo che si annida e ringhia fuori dalla porta, ma che comunque ci attira fuori. I suggestivi racconti di Emily Carroll ci accompagnano in scenari deliziosamente horror –tra Stephen King, Edgar Allan Poe e Tim Burton –metafora del pericolo che si annida e ringhia fuori dalla porta, ma che comunque ci attira fuori. Narrati e disegnati magistralmente, e ispirati da favole e leggende della tradizione orale e dalla letteratura gotica, aspettano solo l’ignaro lettore per conquistarlo e terrorizzarlo.

L’autrice

Emily Carroll ha iniziato nel 2010 con brevi fumetti sul web, ottenendo diversi riconoscimenti tra cui i prestigiosi Eisner e Ignatz. “Nei boschi” in Italia è il suo secondo graphic novel pubblicato, dopo “Speak” (Il Castoro).

Le uscite di venerdì 10 giugno

Sandra Rizza, Nessuno escluso, Ianieri Edizioni

“Ma dov’è la coscienza critica? Sono tutti consenzienti, o per indifferenza, o per paura, o per impotenza… oppure per convenienza! L’Italia è rassegnata, o forse persino compiaciuta: non si ribella! A parte qualche magistrato, qualche giornale, qualche isolata denuncia, dov’è il movimento di opinione che si oppone al nuovo fascismo mafioso? Sono tutti allineati e coperti. Tutti zitti, tutti fermi. Tutti colpevoli. Nessuno escluso”.
Un medico di successo arrestato per mafia, una famiglia che va in pezzi. Un avvocato che usa la politica per salvare l’imputato eccellente e un magistrato di fronte ad una scelta difficile. È la complessa vicenda giudiziaria attorno a cui ruota questo romanzo sulla borghesia mafiosa e sul crollo morale di un’intera classe dirigente. È un giallo dell’anima, una storia di dannazione e di redenzione impossibile, che impegna giovani e adulti, professionisti e politici di destra e di sinistra, in un Paese dominato dalla logica del compromesso. Ma è anche un racconto civile che esplora il microcosmo di un’umanità dolente in una società piegata all’imperio del successo a tutti i costi. Sullo sfondo, una città indifferente e perduta, mai chiamata col suo nome, perché può essere una qualsiasi, ma soprattutto perché è specchio dell’Italia intera.

L’autrice

Sandra Rizza, palermitana, è una giornalista giudiziaria. Cresciuta professionalmente al giornale “L’Ora”, ha seguito le cronache dello stragismo per il settimanale “Panorama”, è stata redattore giudiziario dell’Ansa di Palermo e attualmente collabora con “Il Fatto Quotidiano” e “Left”. Ha scritto diversi saggi di inchiesta sul rapporto mafia-politica: i più recenti sulle stragi Falcone e Borsellino e sul delitto Mattarella. Tra questi, “L’agenda rossa”, “Profondo nero”, “Depistato” (editi da Chiarelettere), “Ombre nere” (Rizzoli), “Dietro le stragi” (Paper First), tutti firmati con il collega Giuseppe Lo Bianco. È sposata, ha tre figli e due cani. Questo è il suo primo romanzo.

Libro controcopertina, “Billy Budd, Billy Budd. An inside reading” di Vitaliano Trevisan, Oligo Editore

«Non è forse questo uno degli scopi della scrittura, si tratti di poesia oppure di prosa, ovvero rendere nel modo più chiaro e razionale, più specifico e lucido, il vago e l’indefinito, l’indeterminato, l’irrazionale?». Un saggio sull’ultimo testo di Melville scritto da Trevisan nel 2004; siamo nel cuore della produzione letteraria di Trevisan, che all’avvio degli anni Duemila è in fibrillazione, e le sue riflessioni su Melville ci permettono di entrare nell’officina dello scrittore e drammaturgo veneto, per leggere con i suoi occhi, “dal di dentro” pagine che oggi sembrano profetiche.

L’autore

Scomparso lo scorso gennaio, Vitaliano Trevisan è stato tra gli scrittori veneti più celebri e importanti della sua generazione. Tra i numerosi libri per Einaudi ricordiamo “I quindicimila passi” (2002, Premio Campiello Francia), “Shorts” (2004, Premio Chiara), “Il ponte” (2007, Premio Città di Fabriano 2008), “Works” (2016, Premio Sila 2016). Per Oligo Editore ha pubblicato Il delirio del particolare (2020, Premio Riccione per il teatro).

Michele Zatta, Forse un altro, Arkadia

Prendi il destino, la vita e la morte, l’amore, la verità, la giustizia. Aggiungi la signora Finkelstein, i Quattro Pensieri, un bambino filippino, Biancaneve e Cenerentola, un barista senza nome, due coniugi che nemmeno si sono accorti di essere morti e uno strano individuo che ascolta solo Sugar Baby Love e che non ha mai fatto un canestro in vita sua. L’elenco del cast potrebbe proseguire ma non voglio spaventarti troppo. Sistema il tutto in un contesto che trae ispirazione dai morality plays quattrocenteschi ma che ammicca allo stile di Woody Allen. Ne ricaverai un racconto fuori da ogni schema e senza alcun ritegno sul senso della vita! E comunque c’è pure un protagonista. Si chiama Mike Raft. Teme di aver perso la sua ultima chance. Nel primo capitolo si butta da una finestra al quarto piano. E non è nulla rispetto a quello che gli accade dopo. Ma non farti un’idea sbagliata. Perché in realtà si tratta di una storia d’amore. D’accordo, un amore impossibile. Ma non è forse vero che per chi ama nulla è impossibile?

L’autore

Michele Zatta vaga ramingo per molti anni non sapendo bene cosa fare. E così prima fa il pubblicitario, poi si laurea in legge e fa l’avvocato e infine approda in televisione. Entra in Rai e nel 1996 è coideatore della soap opera Un posto al sole. Dal 2008 è dirigente di RaiFiction e responsabile delle coproduzioni internazionali. È produttore delle serie televisive Non uccidere (2015), della prima stagione de La porta rossa (2017), Di padre in figlia (2017), Il cacciatore (2018), Il nome della rosa (2019), Mare fuori (2020), Gli orologi del diavolo (2020), Fino all’ultimo battito (2021), Sopravvissuti (2022), Black Out (2022), Noi siamo leggenda (2022). È insegnante di scrittura creativa

Mendele Moicher Sfurim, I viaggi di Beniamino Terzo, Marietti 1820

Spinto dalla lettura di favolosi libri di viaggio, Beniamino si avventura nel mondo accompagnato dal burlesco e assennato scudiero Senderl. Questa versione ebraica del Don Chisciotte è il capolavoro poetico di un’odissea comune alla letteratura yiddish, i cui eroi lasciano i piccoli e circoscritti borgo ebraici dell’Europa orientale per avventurarsi nel vasto e sconosciuto mondo. Non tanto per ricercare il nuovo, quanto per scoprire e accertare, sotto le apparenze, non di rado inquietanti, del diverso e del moderno, la presenza consolante di ciò che è già noto e familiare.

L’autore

Mendele Moicher Sfurim (1833-1917) è lo pseudonimo di Sholem Yankev Abramowitsch, scrittore bielorusso di religione ebraica. Considerato il progenitore della moderna letteratura yiddish e della letteratura in ebraico moderno, esordì come scrittore con racconti e saggi di denuncia sociale, temi che attraversano tutta la sua produzione e che spesso vengono affrontati con inconfondibile ironia.

La presentazione del volume è di Claudio Magris, germanista e scrittore. Magris ha insegnato Lingua e letteratura tedesca nelle Università di Trieste e Torino. Studioso della cultura mitteleuropea e della tradizione ebraico-orientale, è autore di saggi, romanzi e racconti. È membro dell’Accademia dei Lincei e collabora con il Corriere della Sera.

Nadia Comăneci, Lettera a una giovane ginnasta, il Saggiatore

18 luglio 1976, Olimpiadi di Montréal: una giovane ginnasta rumena esegue l’esercizio alle parallele asimmetriche. La votazione tarda ad arrivare, poi sullo schermo appare un misterioso 1.00, che lascia tutti confusi e interdetti; infine giunge la rivelazione: i computer sono programmati per segnalare un massimo di 9.99 punti. A soli quattordici anni, Nadia Comăneci entra nella storia dello sport con un esercizio da 10, una perfezione che il tabellone non è neanche in grado di registrare, diventando istantaneamente un modello per generazioni intere di ginnaste. A distanza di molti anni dai suoi più grandi trionfi, Nadia Comăneci si racconta rivolgendosi a un’immaginaria giova- ne ginnasta: dalle arrampicate sugli alberi dei Carpazi agli allenamenti massacranti in palestra, dal complesso rapporto con l’allenatore Béla Károlyi, che la scoprì all’età di sei anni, alle medaglie e al successo mondiale. Un successo che però non riesce a nascondere i lati d’ombra nella sua vita: i contrasti con il regime di Ceaușescu e le privazioni di cibo, il ritiro nemmeno ventiquattrenne dalle competizioni e la fuga negli Stati Uniti, fino alla tragica morte dell’amico Alexandru. Tra un ricordo e l’altro Nadia Comăneci ritorna sugli esercizi che l’hanno resa leggendaria – tra cui il celebre «salto Comăneci» – e offre consigli tecnici e psicologici alle atlete del futuro, mostrando come dietro a ogni grande impresa ci sia soprattutto la costruzione di un’enorme forza mentale. “Lettera a una giovane ginnasta” è un’opera sul coraggio, la disciplina e la passione: il racconto della faticosa realizzazione di un sogno, narrato dalla voce di una delle più grandi icone sportive di sempre. Un libro che si rivolge a tutti coloro che cercano la propria strada e desiderano percorrerla con coraggio e determinazione; perché la distanza tra una parallela e l’altra è di poco più di un metro, ma per saltare c’è bisogno di ogni respiro che ti ha portato sin là.

L’autrice

Nadia Comăneci (Onesti, 1961) è una delle ginnaste più note di sempre. Alle Olimpiadi di Montréal del 1976 realizzò “l’esercizio perfetto”, raggiungendo il massimo punteggio ottenibile, alle parallele asimmetriche. Il suo medagliere olimpico conta cinque ori, tre argenti e un bronzo, cui si sommano due ori mondiali e nove ori europei. Costretta alla fuga dalla Romania nel 1989, si è stabilita negli Stati Uniti dove oggi dirige un’accademia di ginnastica, oltre a essere impegnata in diverse attività imprenditoriali e di beneficenza. Nel 1993 è stata introdotta nella International Gymnastic Hall of Fame.

Francesco Boer, Il piccolo libro del fuoco, il Saggiatore

La fiamma di una candela: una luce sottile, fragile, che sembra scomparire a ogni soffio di vento, ma che invece resiste e schiarisce il buio attorno a sé, come una speranza. Qualcosa di magico lega questa immagine a quelle, così diverse, di un camino su cui cuociono castagne, di un falò nel bosco attorno al quale riposano viaggiatori stanchi e di Notre- Dame che brucia di fronte al mondo intero. È un elemento che avvicina e distanzia, che forgia e distrugge; più antico dell’umanità e dell’umanità alleato e nemico.
Francesco Boer ci accompagna lungo le strade della natura e del mito per riscoprire il fascino inquietante e magneti- co del fuoco. Come evocazioni davanti a un braciere, Boer proietta sulla pagina parole e immagini a raccontare un’unica storia collettiva: ecco il titano Prometeo, che per aver osato donare il fuoco agli esseri umani fu punito dagli dèi a un supplizio eterno; ecco la mantide delle leggende dei san africani, che rubò le fiamme allo struzzo e cominciò così a mangiare pasti cotti; ecco gli angeli caduti del Libro di Enoch, portatori sulla terra dell’arte dei metalli, che iniziarono gli uomini alla guerra; ecco la fine di Sodoma e Gomorra, devastate da una pioggia di «zolfo e fuoco»; ecco l’incendio di Roma del 64, che imperversò nella città per sei lunghi giorni. Un procedere rabdomantico e carico di meraviglia attraverso la storia e l’alchimia, il simbolo e la scienza per narrare il ruolo fondamentale del fuoco nella nostra cultura e nel nostro immaginario.
Il piccolo libro del fuoco ci fa leggere in modo nuovo uno dei fenomeni fondanti della civiltà umana. Un’opera che in questa epoca ipertecnologica ci sfida a specchiarci nell’am- bivalenza di questo affascinante elemento, forza primordia- le di purificazione e assieme di distruzione. A contemplarlo e ad ascoltare la sua lezione: è in ciò che non riusciamo a controllare che abita la nostra paura.

L’autore

Francesco Boer (Gorizia, 1980) è esploratore e naturalista, alchimista e scrittore. Con il Saggiatore ha pubblicato “Troverai più nei boschi” (2021).

Dal 9 al 12 giugno a Palermo “Una marina di libri”

 

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